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SCRAPS, quello che resta

Immagini post datate e sviluppate/rivelate solo oggi. ‘Rivelatore’ si chiamava il bagno di sviluppo in camera oscura. Questo è ciò che resta di viaggi, esperienze prolungate o estemporanee fuori dall’ambiente in cui sono nato e cresciuto. Questo lavoro risponde a un intento solo espressivo, non comunicativo nè documentario. E’ una mappatura dei miei nessi interiori privata di ogni volontà descrittiva rispetto ai luoghi
e alle persone. Un lavoro sempre in corso che attinge dagli scarti
del passato.
Le immagini di questo progetto sono contenute dentro degli oggetti speciali, tanto che non ho ben chiaro cosa contenga cosa. Si tratta di tavole, pezzi unici, irripetibili e irriproducibili che insieme alle stampe delle fotografie compongono delle piccole storie, cromatiche
o tematiche. Queste cornici, benché il termine sia riduttivo, sono gli assi di legno che per decenni hanno costituito le pareti dei camion merci che attraversavano le frontiere di quasi tutta l’Asia, dall’Iran al Bangladesh, dal Tibet allo Sri Lanka. Quei camion sono diventati pachidermi in via d’estinzione, non ne rimangono quasi più sulle strade. Quegli stessi assi di Tek, di Mango e di Acacia, oltre alle merci hanno trasportato anche me tante volte, grazie alla cortesia dei camionisti che mi davano un passaggio. Non avrei potuto desiderare maggior privilegio per queste immagini, e dunque per me stesso, che essere ancora una volta trasportate da loro o viceversa.

Sono stato sempre attratto dall’esotismo e sempre mi sono sentito in conflitto con questa debolezza peraltro antica quanto l’uomo: l’esotismo è un velo seduttivo che nasconde la realtà (ma quale realtà?); non è difficile riconoscere nell’esotismo un corollario dell’ignoranza o addirittura un postulato del colonialismo. Però la meraviglia è uno stato di grazia provo di razionalità che nasce solo da una condizione di ignoranza, di non conoscenza pregressa. Ciò che conosciamo raramente ci suscita stupore a meno che non sia stato il nostro punto di vista a cambiare con il tempo: questa mutua influenza tra oggetto e soggetto scandisce una porzione importante della nostra piccola e faticosa evoluzione verso la consapevolezza di noi stessi e di ciò che ci circonda.

 

Dunque se queste fotografie sono state scattate sotto un incantesimo esotico, la loro rivelazione avvenuta attraverso la costruzione di questo lavoro, è stata possibile grazie a quel reciproco mutamento che avviene con il tempo e che cambia sia noi stessi che le cose.

Il termine ‘SCRAPS’, anch’esso non privo di esotismo anglofono, indica un materiale tecnico di scarto che se riciclato adeguatamente acquista un valore effettivo, lontano dalla sua origine.

SCRAPS - Di Bruno Di Marino
Lo “scarto”, quello che resta, cui allude il titolo della serie, non è solo uno scarto visivo, ma anche materico. Le tavole suggeriscono infinite storie, frammenti di racconti, laddove la fotografia diventa quasi narrazione filmica, tra documentario, performance, sperimentazione
e fiction.
Il discorso si snoda e si articola in diverse inquadrature, secondo una struttura non-lineare, attraverso uno stile quasi sempre visivamente violento, acceso, iperrealista, in molti casi al limite del kitsch, come nell’iconografia della cartellonistica di Bollywood, in altre opere,
al contrario, realizzate in bianco e nero, domina un minimalismo realista che potrebbe benissimo valere come omaggio all’immaginario
di registi quali Satyajit Ray o Abbas Kiarostami.

SCRAPS
- di Oliviero Beha
Strana figura tra il Proteo aggiornato e l'artigiano prometeico, questo Cabras. Usa la centrifuga del pensiero, misto a occhiate di etica
e sguardi d'estetica; Francesco sa disegnare con la mente e scattare fotografie caleidoscopiche che sono segni a volte indelebili,
ma se si perde nel regno dell'eccentricità, cioè se esce dal centro?
La risposta è nell'autore. È Cabras, il piano di incontro, di sintesi analitica, di ricerca trovata e smarrita. Non è mai inutile, si serve
del senso e del significato per maneggiare il significante, come si direbbe all'osteria della figurazione.

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