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TECNICHE DI CONSOLAZIONE

L’acronimo DI BDSM sta per Bondage Sado Maso e identifica il mondo legato alle pratiche sadomasochistiche, di subordinazione o dominazione. Senza entrare nel merito di queste attività che hanno una storia antica quanto l’uomo, ciò che mi ha interessato subito è stato l’aspetto psicologico insieme a quello estetico. Da profano, a differenza di quanto mi potessi aspettare frequentando questi contesti, ho osservato una cosa apparentemente paradossale: non c’era aggressività, né atteggiamento di sopraffazione in qualche modo lesivo tra chi si incontra per condividere queste pratiche. Parlo di ciò che ho visto, ovviamente, ma se si va in una discoteca, in qualsiasi parte del mondo, la tensione o la prepotenza, ad esempio negli approcci sessuali, è decisamente superiore e spesso molesta. Queste serate invece sono consumate da persone dichiaratamente con le medesime pulsioni e l’atmosfera appare piuttosto serena.

Ciò che mi è arrivato di più è l’aspetto di accudimento, di tenerezza e di accoglimento che sempre intervalla e conclude le pratiche di quel tipo. Da qui il titolo, tecniche di consolazione. Insomma mi è parso evidente che almeno uno dei cardini centrali di quegli scambi fosse un modello affettivo relazionale assimilabile a quello madre-figlio, genitore-figlio, cioè punizione, perdono, amore, attenzione. Forse si tratta di psicologia spicciola, ma quell’aspetto mi ha toccato e ho provato a ritrarlo cercando di rifuggire le seduzioni voyeuristiche. C’è una bellissima e tristissima canzone d’amore di Lucio Dalla che diceva «farsi del male per potersi con dolcezza perdonare». È una frase che mi colpì quando la sentii la prima volta, da bambino. E oggi ha acquisito un ulteriore senso.

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